Barbalonga e il fucile "santificato"

C'è un episodio che nella storia orale di Cuccaro che zi'' Sceppo afferma di avere ascoltato dalla viva voce della nonna, Angela Luongo, nata nel 1839:
"Mia nonna mi raccontava che il nostro paese era infestato da un gruppo di briganti i quali, guidati da un certo Barbalonga, avevano ucciso molte persone. Durante un appostamento sulla montagna di Cuccaro una guardia, che si chiamava Paolo Lombardi, gli sparò e il brigante mori all'istante. Lo caricarono su un asino per portarlo in paese e mia nonna ricordava che faceva impressione vedere che, essendo stato posizionato il corpo senza vita a pancia in giù, la barba era così lunga che toccava per terra. Sempre mia nonna mi diceva che la guardia, che pure aveva liberato il paese da quel flagello, ricevette minacce da parte degli sgherri di Barbalonga i quali cominciarono ad appostarsi in paese per uccidere la guardia e vendicare il capobanda. Non ci riuscirono perchè la guardia aveva talmente paura che non usciva più per la strada. Mia nonna mi raccontava ancora che la guardia morì senza che fosse mai più uscita di casa! Questo è quello che mi raccontava mia nonna. E devo dire che, quasi come se l'uccisione di Barbalonga fosse stata una grazia per il paese, il fucile della guardia fu collocato nella nicchia di San Pietro e in occasione della festa del santo patrono veniva portato in processione insieme alla statua per le vie del paese. La tradizione continuò almeno fino al 1950. Poi, un bel giorno, il fucile è scomparso".
A quesro punto zi'Sceppo si ferma; riflette un attimo e, rivolgendosi direttamente al nipote, Aldo Luongo, presente all'incontro, aggiunge:
"Non so se il fucile è stato rubato oppure è finito da qualche parte per dimenticanza. Spero che lo ritroviate. Dovete cercarlo. É importante ritrovarlo perchè ormai fa parte della storia del nostro paese".
Il racconto di zi' Sceppo si conclude qui. Può sembrare leggendario e frutto della fantasia popolare ma l'episodio è storico: il brigante in questione è Gennaro Crocamo. Nel suo libro Breve storia popolare di Novi Velia don Carlo Zennaro, dopo avere affermato che "sfogliando i registri del nostro archivio parrocchiale, si rimane inorriditi dal numero dei delitti perpetrati in Novi Velia durante tutto il secolo XIX e specialmente dal 1840 al 1860", e che "le povere vittime appartenevano a tutte le classi sociali, laici e religiosi, uomini e donne, giovani e vecchi" aggiunge: " fino a poco tempo fa i più anziani ricordavano con orrore il nome di Gennaro Crocamo, ucciso nelle vicinanze di Cuccaro.(...)

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